La Ricciola
La traina di profondità è una tecnica di pesca che necessita di molteplici attenzioni e di nozioni tecniche. Il pesce che andremo ad insidiare è la ricciola, la regina dei predatori per potenza, velocità, e rapidità di azione.
Per trattare meglio l'argomento divideremo il servizio in piccole sezioni. Innanzittto una premessa: per avere buone possibilità di cattura di esemplari oltre i 10 kg. è necessario usare esche vive.
Le esche per la traina alla ricciola sono molteplici. Bisogna innanzitutto capire cosa gradisce la ricciola. Le esche che piacciono principalmente al gusto della "regina" sono sicuramente l'aguglia in primis, la seppia, il calamaro, e poi di seguito tutti gli altri pesci. Quando dico tutti gli altri pesci intendo la varietà di quelli presenti nella zona, dalla boga, al sugarello, alla triglia, all'occhiata.
Bisogna innanzitutto capire nella zona in cui intendiamo pescare quale tipo di pesce è presente. Sicuramente nel periodo estivo l'esca che è più facilmente reperibile è l'aguglia e il totano, oltre che il sugarello e la boga, nonchè il cefalo e l'occhiata.
Per insidiare l'aguglia consiglio di usare finali sottili (0,10), con una girella piccolissima. La filosa o meciuda (filo di seta) consente di catturare il pesce senza danneggiarlo. Il colore da usare varia a seconda delle zone e degli "umori" del pesce. In valore assoluto posso consigliare il giallo e l'arancio, sebbene molte volte abbia lavorato bene anche la filosa bianca.
Bisogna filare le esche ad una ventina di metri dalla poppa, e stabilizzarsi su una andatura minima, intorno ai 2 nodi. Ho verificato che fermandosi e ripartendo, cioè facendo delle pause affinchè il nostro innesco possa scendere, si hanno le maggiori chance di cattura. Ferrata l'aguglia bisogna portarla a bordo molto velocemente e senza farla stancare molto. Questo pesce se maltrattato perde la sua vitalità. Una volta a bordo è necessaria una vasca del vivo che possa contenere almeno 60 litri d'acqua. Ricordandosi che è necessario il ricambio dell'acqua, bisogna tener presente che l'aguglia muore molto velocemente soprattutto perchè la temperatura dell'acqua aumenta troppo velocemente e perchè l'aguglia ha bisogno di nuotare.
La cattura del totano è relativamente facile (tratterò l'argomento in seguito) ma la cosa veramente ardua è mantenerlo in vita. Ho provato numerose volte ma ho verificato che questa esca riesce a vivere in vasca del vivo per circa 5 minuti.
La boga, il sugarello e l'occhiata non hanno alcun problema nel mantenersi vivi.
L'innesco ed i finali
L'innesco è una delle tecniche più difficili. Quante volte ci si trova in pesca in due o tre barche e si vede una delle imbarcazioni avere allamate mentre le altre no. In un primo momento si pensa alla fortuna, ma così non è. Nascondere bene l'amo e non danneggiare molto l'esca rappresenta già un buon punto di partenza per la nostra battuta di caccia.
Il finale dovrà avere una lunghezza di una diecina di metri. Naturalmente quanto espongo è molto personale per cui non mi trovo molto daccordo con chi preferisce fare i finali brevi. Daltronde le catture parlano chiaro.
Il finale deve necessariamente essere lungo per evitare che la girellina posta tra esso ed il trave possa essere vista dalla ricciola. Il pesce è molto sospettoso. La girella dovrà essere una 50/70 libbre e vi consiglio di usare solo ed esclusivamente le sampo. Il nodo di legatura sarebbe meglio se venisse realizzato con una piccola protezione (passare il filo di nylon in un pezzetto di dacron e alla fine del nodo incollare con attack).
Il trave, a scanso di rischi, dovrà essere dello 0,50. Anche se tale filo rimane comunque distante dal finale, consiglio di usare o nylon trasparente o verde/azzurro a secondo del colore del fondo del mare prevalente nella zona in cui si pesca.
Altra breve premessa prima di discutere dei finali.
E' molto importante ricordare che il numero delle catture è strettamente collegato al finale usato. Quanto più grosso è il nostro finale, quanto più sarà visibile dal pesce e meno allamate avremo. Più sottile sarà il finale, maggiori le allamate e maggiori anche i rischi di rotture.
Per la traina alla ricciola io uso uno 0,50 doppia forza trasparente (a volte ho anche usato il multicolor) dell' ASSO, che si è rivelato un filo tenace e morbido all'amo. La tenuta al nodo è ottima ed il carico di rottura rispecchia quanto segnalato dalla casa madre. I nostri finali avranno ad un capo un moschettone (ottimi quelli della mustad del n.4 o del n.5 bruniti) e dall'altro i due ami.
Gli ami dovranno essere piccoli, resistenti, leggeri e curati:
piccoli intendo che non debbono avere una curva molto ampia in quanto altrimenti fanno sull'esca l'effetto deriva, deviandone il nuoto e l'equilibrio; resistenti perchè dovranno sostenere anche pesci sino a 40 chili o più; leggeri perchè dovranno essere realizzati in leghe leggere in quanto resistenti e con un peso assoluto basso. Le leghe leggere inoltre consentono di saldare l'anello dell'amo, particolare molto importante in quanto il filo potrebbe, usando un amo diverso, andare ad urtare la parte di anello distaccata dal gambo procurando inaspettate rotture.
Ottimi i Vmc del n.3/0, 4/0 e 5/0; curati perchè dovranno avere una punta affilatissima e l'ardiglione pronunciato. Il filo dell'amo dovrà essere molto arrotondato da non procurare ferite nella bocca del pesce e le saldature del gambo e l'anello fatte a dovere.
Sul capo estremo del finale monteremo un amo ad occhiello del 4/0 con un nodo scorsoio realizzato con il tubicino (Vi rimando alla sezione nodi per la corretta realizzazione). A circa una quindicina di centimetri assesteremo un amo più piccolo che si chiamerà trainante (perchè traina il pesce) e sarà legato al trave con un piccolo spezzone di nylon con un nodo a scorrere. Dovremo, infatti, regolare la distanza tra i due ami a seconda della grandezza della nostra esca. Prima dei due ami, sul trave, uso inserite un piccolo tubicino (nell'ordine di mezzo centimetro) e di una sezione tale da poter contenere all'interno il rostro dell'aguglia. Innescata l'aguglia bloccheremo il suo rostro sul trave con il tubicino.
Prima di procedere all'innesco dobbiamo avere le mani bagnate, maneggiare con cura l'aguglia, evitando di stringerla e soprattutto evitando di farle perdere le sue squame e la polverina azzurra che la ricopre. Vi sembrerà strano ma quante più squame perde quanto meno vitalità avrà in acqua. Si procede quindi ad innescare l'esca con l'amo trainante facendolo passare nel rostro, dal basso verso l'alto. Poi procederemo ad inserire il secondo amo. Qui le tecniche sono due: alcuni preferiscono passare l'amo "pescante" sotto pelle, nel tratto tra il foro anale e la coda. Ho però verificato che i "pesi" dell'amo non sono ben distribuiti per cui il pesce naviga leggermente sbandato. Io uso, invece, far passare la punta dell'amo proprio nel foro anale, verso la coda, facendo attenzione a non "toccare" le interiora del pesce. Vi assicuro che pur "pungendo" il pesce, dopo alcune ore di traina sarà perfettamente vitale e se la battuta non sarà andata a buon fine, potrete dare anche la libertà all'esca. Una volta fissato anche il secondo amo regoleremo la trazione del filo tra i due ami facendo sì che il nylon passi morbido vicino al pesce senza strane trazioni o senza essere in bando.
Le canne ideali sono le 30 lb, meglio quelle con passanti ad anelli come per esempio la canna italcanna malindi che ha anelli fuji sic ovali. All'interno di essi vi è un anello in pietra dura che serve per evitare la corrosione del nylon. Ottime quelle a ripartizione, cioè con una curva più ampia e la cui rigidezza aumenta con il peso del pesce o meglio con la forza che il pesce esercita su di essa e quindi lunghe circa 1,70 - 1,90 con almeno sette passanti. In fase di acquisto dovremo verificare che attraverso il cimino passi la girella che andremo ad usare. Alcuni colleghi di pesca hanno canne che non consentono questo e dovranno quindi optare per il finale corto. Gli anelli generalmente su queste canne sono in numero di sei o sette. Preferibili le canne in due pezzi, e comunque personalmente consiglio sempre di rivolgersi a fornitori conosciuti e che usano materiali di indubbia qualità.
Per i mulinelli, quello adatto alla canna di cui abbiamo parlato prima è un 30 lb o 4/0, possibilmente con la frizione a leva come lo shimano tyrnos 30.
L'affondatore ed il cavo
Per quanto riguarda l'affondatore un breve cenno descrittivo.
Questo strumento non è altro che una ruota realizzata in pvc o alluminio cui è avvolto un cavetto, in nylon o acciao. Collegata ad essa una canna attraverso la quale affonderemo il cavetto ed alla cui estremità verrà legato un piombo. Al lato della "ruota" ci sarà una manovella che servirà per salpare il cavetto, girandola. Naturalmente stiamo parlando di un affondatore spartano e manuale. Sarà bene inserire sulla canna dell'affondatore uno strumento che si chiama contametri e che risulta utilissimo perché ci consente di verificare esattamente la profondità della nostra esca.
Sul cavetto c'è da fare molta attenzione.
Quasi tutti i trainasti usano il cavetto di acciaio. Ebbene un accenno sul problema delle correnti galvaniche:
Il cavetto metallico è collegato all'affondatore che a sua volta prende elettricità dalla batteria della barca. Intorno al cavetto metallico che finirà poi sul fondo del mare a trainare il piombo, si trasferirà una quantità di corrente, sotto forma di ioni. Il più delle volte ho verificato con alcuni strumenti adatti a questo scopo che le correnti che si ingenerano intorno al cavetto sono quasi sempre negative (ioni negativi). Secondo quanto è dato sapere da alcuni studi effettuati sui pesci, in particolar modo la ricciola avverte questo "campo magnetico" di ioni negativi intorno al cavetto ed al piombo, e viene disturbata da ciò. Al nostro passaggio, pertanto, la ricciola avvertendo la corrente negativa si allontanera certamente. Probabilmente chi ha trainato per molti giorni di seguito senza catture ora potrà iniziare a comprendere come forse nella sua tecnica qualcosa non funzionava. E' preferibile usare un cavetto o un cordino in nylon. Questo materiale sicuramente allontanerà molto dalla nostra poppa il piombo, ma sicuramente non creerà campi magnetici. Altro problema per il cordino, invece, è che se si usa uno spessore grosso (3 mmm) lo stesso crea turbolenza e in acqua "sibila". Be, anche questo disturba la nostra amata ricciola. Ebbene ho verificato che un giusto compromesso tra il cavetto in acciaio (anche quello rivestito non va bene) e il cordino o il dacron, è l'intrecciato multifibre di almeno 100 lb, anche in kevlar. E' sottilissimo, molto resistente e taglia bene l'acqua. oppure esistono in commercio degli affondatori, come il cannon mag 20 che hanno un sistema di emissione di ioni positivi che permette di neutralizzare gli ioni negativi.
Il piombo
Il piombo dovrà essere collegato al cavetto con una girella molto resistente. Il peso dovrà essere proporzionato alla profondità cui andremo a pescare: per 30 o 40 metri è sufficiente un peso di 4/5 Kg. Mentre se andremo in profondità oltre i 50 metri è necessaria una zavorra di almeno 6 chili, sempre se vogliamo avere il cavetto quanto più possibile sotto la barca. Il piombo a forma di pesce rappresenta una ottima soluzione sia per la forma che per l'aereodinamicità. Ho visto alcuni trainasti dipingere il pesce di nero per renderlo quanto più invisibile alla ricciola. Io ritengo che invece il bianco peschi di più. Come probabilmente non tutti sanno, la ricciola è un carangide molto curioso, e comunque viene attirata la sua attenzione soprattutto dal colore bianco. Consiglio, quindi, di verniciare il pesce di piombo con una vernice spray bianca opaca. Avrete sicuramente grosse soddisfazioni.
Pinze di sgancio
Oggi siamo circondati da moltissimi prodotti che ci facilitano sicuramente il compito: le pinze di sgancio servono per collegare la lenza madre al cavetto. In fase di allamata, la pinza rilascia il letto della lenza ed il pesce può fugare tranquillamente. Raccoglieremo, quindi, il cavetto con l'affondatore e poi potremo iniziare il combattimento con la nostra "regina" dei mari. Naturalmente questo va bene se si pesca su fondali piatti e "tranquilli". Quando invece si traina su fondali rocciosi o su bastimenti dove il pericolo dell'incaglio è sempre in agguato e la rottura è molto probabile, allora conviene usare robusti elastici che legheremo con doppia asola al cavetto dell'affondatore e poi al nylon con un paio di sicuri nodi.
La profondita' di pesca
La profondità di pesca varia da zona a zona e da periodo a periodo. La ricciola è un predatore che predilige le cigliate di scoglio, le batimetriche che variano repentinamente, i relitti e soprattutto gli scogli isolati. Non esiste una profondità classica, anche se comunque nella media la sua batimetrica preferita e tra i 30 e i 40 metri. La ricciola caccia nelle primissime ore della mattina, quando albeggia, e poi al tramonto. A quelle ore è difficile iniziare la pesca perché prima di farlo perdermo del tempo prezioso per la cattura dell'esca viva. Poi, dopo le prime luci dell'alba, la ricciola inizia il suo pascolo, mediamente sul fondo, e in solitario (se parliamo dei pesci di peso superiore ai 20/25 chili). Durante le ore centrali della giornata, la regina del mare inizia nuovamente la sua attività. Dando uno sguardo alle ultime catture, ho constatato che quasi tutte le ho effettuate tra le 9 e le 11 del mattino. La ricciola è un predatore che preferisce le mezze acque: intendo dire che quando è in fase di riposo staziona vicino al fondo, mentre quando si appresta a cacciare le sue acquate preferite sono tra i 20 ed i 30 metri (su un fondale di 40).
Maree e correnti
Ma come fare a capire quale è la ora migliore per iniziare la pesca e quale la profondità ideale.
La marea se è montante (vuol dire se andiamo incontro all'alta marea) porterà tutti i pesci ad avvicinarsi alla riva e quindi in quella fase presumibilmente il pesce tenderà a stare in acque non molto profonde. Questo perché l'alta marea, con il suo movimento, tende a spingere il plancton e le altre forme di microrganismi verso la riva. Tutti i pesci che si nutrono di essi saranno portati a seguire l'evento naturale. Il montare della marea coinciderà sicuramente con l'aumento della corrente. Ebbene tramite l'escoscandaglio dovremo verificare a che profondità il nostro strumento ci segnala la "mangian