Ultimamente si fa un gran parlare di livree “ultraviolette” e vernici speciali in grado di essere evidenziate da questi particolari raggi solari. La Rapala dopo qualche anno di test propone nel suo catalogo per il 2013 diverse colorazioni “UV Bright”. Poiché nel catalogo non c’è
nessuna spiegazione su questa particolare livrea e sulle sue specifiche peculiarità, vediamo di capirci qualcosa di più. In sostanza ci dicono che queste colorazioni sono sensibili alla luce ultravioletta che avrebbe il potere di arrivare negli strati più profondi dell’acqua o nelle condizioni di scarsissima luminosità ambientale, esaltando la livrea dell’ artificiale conferendogli una “luminanza” particolare. Quello che la scienza ci dice è che la radiazione ultravioletta (UV o raggi ultravioletti) è una radiazione elettromagnetica con una lunghezza d’onda inferiore alla luce visibile, ma maggiore dei raggi X. Il nome significa “oltre il violetto” (dal latino ultra,“oltre”), perché il violetto è il colore visibile con la lunghezza d’onda più corta. Poi bisogna aggiungere che non tutti i raggi ultravioletti riescono ad attraversare l’atmosfera, infatti gli UV-c (tra i 100nm e 280nm) la superano solo in proporzione pari allo 0,5% delle radiazioni totali, mentre gli UV-b (tra i 280nm e i 320nm) riescono a passare in percentuale dell’1,5% mentre sono gli UV-a (dai 320nm ai 400nm) gli unici che riescono ad arrivare alsuolo rappresentando il 6,5% della radiazione solare. I raggi UV occupano uno spettro che varia dai 100nm ai 400nm e non sono quindi percepibili dall’occhio umano al pari dell’infrarosso, però sono avvertiti da alcuni animali, e per ciò che ci riguarda nello specifico, anche da alcune specie di pesci, ma attenzione non da tutte le specie. E qui casca l’asino, si perché già la biologia marina è una scienza abbastanza incompleta di suoe così in definitiva non conosciamo con precisione quali e quante specie marine riescano a percepire lo spettro degli ultravioletti UV-a compresi tra i 320nm e i 400nm, quelli che colpiscono anche la superficie del mare attraversandolo e magari raggiungendo maggiori profondità dei raggi luminosi convenzionali, illuminando così i nostri artificiali UV. Insomma detta “papale, papale” non sappiamo con assoluta e totale certezza se predatori costieri come spigole, serra e barracuda, pelagici come tunnidi, lampughe e altri rostrati o predatori bentonici come dentici e cernie siano davvero in grado di percepire queste piccolissime variazioni dello spettro solare su questi artificiali. Così non ci resta che la certezza del dubbio, ma poiché il pescatore è la prima vittima degli artificiali esposti in bella vista in vetrina, sono sicuro che moltissimi sceglieranno di provare almeno una volta queste “magiche” colorazioni. Ma questo fa parte del gioco insito in qualunque tecnica di pesca con gli artificiali e della atavica abitudine umana ad affidarsi a ogni più piccolo appiglio per fantasticare, sognare, sperare. Importati e distribuiti da Shimano Italy Fishing.