Quando in casa Shimano si studia un nuovo prodotto, la prima domanda che i tecnici si fanno durante le varie fasi di progettazione è in genere “serve veramente?” e poi: “che cosa ha in più di quelli che abbiamo già in catalogo?” Sembrano delle domande semplicistiche ma alla fine, quando le mode passano, diventano le ragioni per cui un prodotto è più o meno valido e quindi, nel caso di un artificiale, entra a far parte della tackle box dei pescatori e magari è uno di quelli più consumati.
Oggi parliamo degli artificiali della serie Exsence, cercando di capire per quale motivo ha un senso portarseli appresso durante una battuta di spinning da terra o dalla barca.
Iniziamo da quello che è più intuitivo, il Goliath. E’ un tipico darter, ovvero un minnow che non presenta la caratteristica paletta ma il muso smussato che di fatto costituisce la deriva del pesciolino. Questo dato, unito ad un assetto di nuoto volutamente floating, ne fanno un artificiale a bassissimo pescaggio (Range 1 – 60 cm), tale da poter far nuotare il minnow dove ci sono trenta centimetri di acqua scarsi o anche meno.
L’assenza della paletta è bilanciata con la forma a fuso inarcato dell’artificiale, che gli conferisce un movimento serpeggiante anche con un recupero lineare, nuotando con un angolo di 15° con la superficie dell’acqua.
Perché realizzare un minnow di questo genere? Per poter pescare in situazioni ambientali dove altri minnow non potrebbero mai nuotare o rimarrebbero agganciati al fondo inesorabilmente. E’ il caso delle piattaforme rocciose basse, ricche di buche, habitat ideali per predatori che cacciano in agguato come la spigola, ma anche per fondali non rocciosi, come i “terrazzi” sabbiosi dello ionio o dell’alto tirreno, dove comunque utilizzare un minnow sub-surface può essere vincente. Alcuni sostengono che pescando cosi basso forse si otterrebbero gli stessi risultati con un topwater, come un WTD o un popper, tuttavia i risultati non confortano questa teoria. In primis un minnow ha un nuoto forse prevedibile ma è l’imitazione più vera di un pesciolino, e soprattutto, emette delle vibrazioni che un topwater non può produrre, proprio per il suo sistema di nuoto. In una scaduta ancora forte le vibrazioni d un minnow sono più facilmente individuabili rispetto agli splash di un popper che possono essere confusi con la risacca stessa. Inoltre, sebbene con le condizioni giuste la spigola possa mangiare ed essere capace di fare qualsiasi cosa, c’è da dire che come ogni predatore obbedisce alla solita legge: massimo risultato con minore dispendio energetico.
Una cacciata in superficie per un pescatore non ha prezzo, per un pesce invece si, in qualche maniera deve uscire dal suo elemento e prendere un grande slancio, se può evitarlo e cacciare dietro l’angolo di una roccia con un balzo felino è meglio. Infine in determinate condizioni la corrente e la risacca è cosi forte che non riusciamo a muovere un topwater come si deve, e spesso questo viene trascinato velocemente in superficie, snaturando la sua azione e andando troppo “forte” per le prede che stiamo insidiando. Ecco perché invece un minnow con deriva è meglio e riesce a tenere molto meglio il mare e nel contempo ad offrire gli stessi vantaggi di un topwater.
Un altro parametro da considerare quando peschiamo nei contesti accennati in precedenza è che se ci sono le condizioni giuste per pescare avremo vento di fronte o di lato, per cui abbiamo bisogno non solo di un minnow che nuoti bene, ma di un qualcosa che anche in volo si comporti come si deve. Per questa ragione, il modello più grande del Goliath è dotato del brevetto AR-C system, ovvero di una tecnologia che unisce al sistema di pesi interni in tungsteno, l’azione di una molla, che di fatto ne potenzia e rende più efficiente il meccanismo. Studi comparativi con demo della stessa casa senza AR-C documentano un notevole incremento della performance di lancio.
Insomma penso di aver scritto qualche buona ragione per incuriosirvi, ma come sempre, la prova del nove occorre farla da soli. Al mare. Noi e i pesci, questo è il bello dello spinning!
Testo, Foto e Video di Antonio Varcasia